Un pattern sulla parete Chierici contro la violenza di genere

 

Il progetto della IIIA con l’artista Elena Mazza

 

La classe IIIA del liceo artistico Chierici, con le docenti Mariella Pimpini, Maria Savoldi, Isabel Lasagni, ha partecipato al progetto per  la realizzazione di un pattern da installare nella scuola all’insegna della parità di genere e dell’uguaglianza civile. 

 

Un progetto dal titolo “Parole, parole, parole”, che dalla celebre canzone interpretata da  Mina diventa simbolo di ricerca di contrasto alla violenza di genere.

Francesca Angelucci dell'ufficio Pari opportunità del comune di Reggio Emilia - su proposta dell'associazione Soroptimist ha  proposto una collaborazione al liceo Chierici, per l'installazione dell'opera, che consiste in un pattern stampato su carta da parati  su una parete d’ingresso del liceo stesso. 

 

Per rendere l'azione significativa anche dal punto di vista educativo, sono stati organizzati due workshop con l’artista Elena Mazzi e Alessandra Campani dell'associazione Nondasola che, oltre ad aver avuto un ruolo significativo nel percorso di ricerca dell'artista, conduce da vent'anni laboratori di prevenzione agli stereotipi di genere nelle scuole del territorio.

 

Gli incontri con la classe si sono svolti online il 30 aprile ed il 24 maggio.

L’artista ha raccontato il percorso fatto di ricerca artistica e di incontri con le donne vittime di violenza che ha portato alla realizzazione della carta da parati. 

Le ragazze e i ragazzi hanno poi espresso le loro considerazioni con riflessioni scritte.

 

Ecco quel che si legge nella brochure del progetto: “Il progetto, realizzato dal Servizio Pari Opportunità del Comune di Reggio Emilia, vuole essere prima di tutto un percorso in cui gli strumenti messi a disposizione dall’arte vanno ad innestarsi sulle azioni di sensibilizzazione già in essere, per contribuire alla formazione di una cultura improntata al contrasto della violenza di genere. 

L’idea alla base è che il lavoro sulle immagini e sullo sguardo legato alla violenza di genere possa dare origine ad una riflessione più ampia sul tema del potere, inteso come luogo di conservazione oltre che di contesa, anche politica, di un certo tipo di immaginario.

 

Il progetto parte dall’ascolto delle esigenze delle comunità e delle realtà di riferimento nel contrasto alla violenza per avvicinarsi ad una lettura il più possibile adeguata alle persone e ai soggetti coinvolti e che ne possa restituire le mille sfaccettature e le complessità. Gli strumenti messi in campo sono quelli dell’ascolto, della ricerca di un vocabolario di parole comuni e condivise, di un “fare” collettivo, dove più voci si uniscono per creare un nuovo linguaggio, una nuova modalità di comunicazione, al fine di intessere un sentire relazionale. Il punto di partenza è quindi il lavoro di realtà già esistenti sul territorio, come il Centro Antiviolenza, l’associazione Nondasola, Lunenomadi, le esperienze di donne vittime di violenza e di quelle che le affiancano in questa lotta quotidiana

Assieme alla grafica e illustratrice Lucia Catellani (http:// www.breadandjam.it/) sono stati attivati alcuni workshop che conducono all’elaborazione di un vocabolario condiviso e di un segno grafico che permetta di creare una texture vera e propria. Una texture immediata, grafica, forte, accattivante, a tratti optical, che inviti le persone ad avvicinarsi per guardare con più attenzione, e scoprire così un messaggio ‘criptato’, in codice, fatto di parole e frasi individuate nei mesi precedenti”.

MB

 

 

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) dopo gli studi presso l'Università di Siena e lo IUAV di Venezia, ha trascorso un periodo di formazione al Royal Institute of Art di Stoccolma. Partendo dall’esame di territori specifici, nelle sue opere rilegge il patrimonio culturale e naturale dei luoghi intrecciando storie, fatti e fantasie trasmesse dalle comunità locali, nell’intento di suggerire possibili soluzioni del conflitto uomo-natura-cultura. La sua metodologia di lavoro, vicina all’antropologia, privilegia un approccio olistico volto a ricucire fratture in atto nella società, che parte dall’osservazione e procede combinando saperi diversi. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui: Whitechapel Gallery di Londra, BOZAR a Bruxelles, Museo del Novecento di Firenze, GAMeC a Bergamo, MAMbo a Bologna, Sonje Art Center a Seoul, Palazzo Ducale a Urbino, Palazzo Fortuny a Venezia, Fondazione Golinelli a Bologna, Centro Pecci per l’arte contemporanea a Prato, 16° Quadriennale di Roma, GAM di Torino, 14° Biennale di Istanbul. Ha partecipato a diversi programmi di residenza in Italia e all’estero. E’ vincitrice di numerosi premi tra cui Cantica 21 promosso dal Ministero degli Esteri e dal Ministero dei Beni Culturali e della 7° edizione dell’Italian Council promosso dal Ministero dei Beni Culturali.